di Mercedes Auteri
Disegno, pittura, ceramica, design, architettura, fotografia, didattica.
Sono solo alcuni ambiti attraverso i quali si muove da sempre la ricerca di Sergio Maria Calatroni, uno degli artisti più originali, prolifici e poliedrici della sua generazione. Nato a Pavia nel 1951, vive attualmente a Kamakura, città sull’Oceano Pacifico ad alcune ore di treno da Tokyo. Nel suo studio si dedica alla pittura, al design e alla ceramica, grazie al suo forno e mille crete differenti; ha un approccio sperimentale che affonda le sue radici nella ricerca di tecniche tradizionali giapponesi, producendo oggetti e sculture.
Calatroni abita su una collina in questa antica casa incastonata tra i boschi retrostanti, alternando la sua permanenza in Giappone con frequenti viaggi che lo portano in giro per il mondo – a tenere lezioni e laboratori – e alcuni rientri in Italia, dove si dedica all’incisione.
In questo studio visit mi ha colpito particolarmente il suo lavoro fotografico, che accompagna praticamente tutta la sua attività di ricerca, e la produzione ceramica di manufatti smaltati o realizzati con tecnica Raku. La ceramica ha per Calatroni una natura artigianale che ben si adatta ad una filosofia di vita basata sull’ascolto, sul silenzio, sul lavoro manuale, sui tempi di attesa. E sullo stupore e sulla sorpresa. La ricerca dell’artista lo ha portato ad approfondire i sistemi di cottura della creta con forni a legna, sistemi volutamente anti industriali che lo hanno spinto ad abbandonare definitivamente le cotture in forni elettrici.
C’è nella sua ricerca un continuo e progressivo tentativo di avvicinamento alla natura attraverso una elaborazione tecnica che della natura tiene conto. Non poteva che essere la ceramica il suo linguaggio preferenziale, con i suoi elementi di terra, acqua, aria e fuoco che in combinazioni infinite offre un’inesauribile possibilità di sperimentazione.
Il suo lavoro sembra una continua riflessione sulla magia, sul potere evocativo dell’immagine e degli oggetti, uno studio sulla materia e sulla luce che gli deriva, insieme, dalla filosofia giapponese, da una ricerca spirituale che ripropone il contatto con la natura e con l’anima ed energia di ogni oggetto, ma anche dai suoi studi di Scenografia all’Accademia di Brera e dagli innumerevoli lavori in ambito professionale. Negli ultimi dieci anni ha insegnato Museografia all’Università di Tokyo. È stato direttore creativo di Stephan Marais per Shiseido. Ha aperto in Italia uno studio di design insieme all’amico d’infanzia Nunzio Tonali, denominato “Te”, che produce esclusivi pezzi di design per interni realizzati con rari tipi di marmo. A Marrakech ha fondato MAAAM – Morocco All Anonymous Art Marrakech – scuola internazionale di nuove sperimentazioni. Ha creato il brand “Nipponsense” per il Ministro del Commercio giapponese che contribuisce a promuovere il design giapponese. Attualmente sta lavorando ad una serie di fotografie, parte di diverse mostre in Europa e Australia dedicate alla bellezza senza tempo del Giappone. Tutto questo però bisogna scoprirlo da soli perché lui ormai parla per pillole zen o per versi di haiku.
M.A. Cosa ti ha portato in Giappone?
S.C. Arrivato in Giappone nel 1986. Amae Mori stilista di moda mi chiese di occuparmi di alcune presentazioni per i suoi negozi.
M.A. Come mai hai scelto Kamakura? Come ti trovi?
S.C. Kamakura ha storia e una bella natura. Silenzio. Luogo adatto alla concentrazione.
M.A. Come si è sviluppato il tuo lavoro con la ceramica negli ultimi anni?
S.C. Il lavoro della ceramica è una continua sperimentazione. Ha bisogno di dedizione.
M.A. Un altro aspetto importante del tuo lavoro è la fotografia, spesso in relazione al paesaggio e alla natura. Puoi mostrarci qualche serie che ritieni più significativa?
S.C. Noi siamo natura. Ci scopriamo e la scopriamo.
M.A. Dedichi molto tempo anche all’attività didattica e ai viaggi?
S.C. Ogni progetto didattico è importante. Ha lo scopo di creare gioia e conoscenza. Facendo si impara. Viaggio quando ricerco qualche cosa di preciso.
M.A. Dalla tua prospettiva di viaggiatore su diversi continenti, cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
S.C. Un sistema non sempre è arte.
M.A. È presente in qualche modo l’Italia nella tua ricerca?
S.C. Nel mio studio di Pavia torno ogni anno e lavoro alle incisioni.
M.A. Cosa hai imparato dal paese che ti ospita?
S.C. In Giappone sto imparando il silenzio.