Elio Miccichè, Selinunte, alla riscoperta della metropoli greca, 2000, 88-87820-03-1
Con una scrittura agile e vivace e con un tono non convenzionale, l’autore guida il lettore alla riscoperta di Selinunte, i cui resti rappresentano la più vasta area abitata della civiltà greca esistente al mondo.
Miccichè dipana la complessa realtà archeologica, e scopre il volto della opulenta metropoli, alla luce delle più recenti scoperte dell’archeologia. Confidenzialmente, con sottile ironia, egli intreccia un dialogo con il lettore: lo accompagna per templi e santuari, in veste di avvocato difensore dei dimenticati architetti selinuntini, ai quali rivendica la paternità di scoperte tecnologiche legate alla costruzione templare; lo coinvolge, come in una caccia al tesoro, nella ricerca di reperti minuti ma significativi; lo avvolge nell’incantesimo di una fiaba dalla quale escono, nitide ed accattivanti, divinità dai nomi incomprensibili quali Dèmetra Malophòros, Zeus Meilìchios, Ecate Trimorfe.
Nell’incanto fiabesco, perfino le strade e la stessa città si trasformano in personaggi che interloquiscono con il lettore. Ne esce fuori un quadro a tinte cangianti, ora poetiche, ora ironiche e, comunque, divertenti, in cui storia, archeologia e mito si intrecciano in un impianto originale e di forte presa sul lettore.