di Stefano Vespo
Il castello di Sperlinga accoglie Eretica Bellezza di Pupi Fuschi.
Dal 23 al 28 settembre, in una delle grotte del castello di Sperlinga, l’artista Pupi
Fuschi ha curato l’alloggiamento e il restauro dell’opera dal titolo Eretica Bellezza.
Luogo di linguaggi che si stratificano, di racconti che si susseguono, la rocca di
Sperlinga, primitiva forza femminile e materna, di tutti questi sempre si libera, per
tornare a distendere alla luce di mezzogiorno la sua liscia parete. Una pelle fatta di
pallida arenaria e quarzo, appena segnata da gradini scolpiti, piccole cavità, evanescenti
enigmi che il vento erode.
Dall’epoca preistorica fino all’era cristiana è stata via sacra ascensionale, luogo di
tombe e grembo protettivo, altare che lega i vivi e i morti, la vita visibile e la vita
invisibile. Due parti di un’interezza. Poi, nel medioevo, su quella rocca si arrampicò il
potere degli uomini: il castello, micidiale avamposto edificato dai Normanni, scrutò il
cuore della Sicilia. Fu violentata così la sua vocazione sacra, sconvolta la vita delle
comunità contadine susseguitesi per secoli intorno a lei. Ma la sua potenza fu di breve
momento.
La guerra del Vespro la vide rifugio per uno sparuto drappello di soldati Francesi,
scampati alla furia del popolo siciliano, che tutto insieme si rivoltava contro le angherie
degli Angioini. Vi si asserragliarono per un intero anno. Fu una resistenza ostinata,
lunghissima, e alla fine insensata. Poi, lo smantellamento delle fortificazioni ne segnò la
decadenza. Un lento cancellarsi di quelle tracce orgogliose del potere. Ma anche del
culto ancestrale era ormai perduta per sempre ogni memoria. Solo in qualche momento,
come quando nella seconda guerra mondiale esplosero i colpi dei mortai americani, che
sventrarono i vicoli del borgo, dilaniarono i corpi dei contadini che vi abitavano, le sue
cavità tornarono ad avere per la gente il significato di un rifugio, di una protezione dal
rumore del mondo, di un grembo contro la violenza della storia.
Di questo luogo è l’arte che torna a dirne qualcosa. A ricucirne il racconto.
Pupi Fuschi, pseudonimo di Stefania Di Lorenzo, è una delle artiste più interessanti del
panorama siciliano e italiano. Il suo studio artistico si trova nel cuore di Palermo, la città
dove è nata: nel quartiere Ballarò. Il visitatore che si trova a varcarne la soglia, viene
subito catturato dalla potenza delle cromie, il cui valore simbolico è stato da lei a lungo
studiato in intensi cicli pittorici; dalla forza del segno, sempre drammaticamente
figurativo, una figuratività sofferta e restituita all’attualità.
Sono molte le mostre al suo attivo. Del 2017 è la “Mostra Spettinata” presso Artetika di
Palermo. Del 2018 è la sua personale “Opere ed omissioni” presso la Galleria Spazio180
a Isernia, e nel 2020 tiene la mostra dal titolo “Molto Personale” a Novazagora, in
Bulgaria. Il suo nome e la sua opera sono presenti nel Catalogo dell’Arte Moderna n°53
della Mondadori.
Nel 2019 è stata tra le promotrici e realizzatrici del progetto Le Uova della Rinascita. Il
progetto, ideato da Claudio Mogliotti e promosso dalla Residenza d’artista La Tavola di
Migliandolo, è stato realizzato in occasione dell’Evento della luce, un appuntamento
annuale che ha luogo il 18 Giugno e nei giorni del solstizio estivo presso la Piramide-
38° parallelo. La Piramide è un’istallazione artistica realizzata nel territorio di Motta
d’Affermo e fa parte del più grande museo a cielo aperto d’Europa: Fiumara d’arte,
frutto della grande capacità di visione di Antonio Presti. In quei giorni essa diviene il
luogo di un percorso simbolico dall’oscurità alla luce, attirando a sé un numero enorme
di artisti. L’opera di Pupi Fuschi, dal titolo Eretica Bellezza, è una delle cinque uova in
ferro e cemento che nel giugno 2019 hanno fatto parte dell’installazione.
Le Uova della rinascita hanno poi lasciato quel luogo, per diffondersi in altri punti della
Sicilia e dell’Italia, tra cui il giardino della Kolimbetra di Agrigento.
Eretica bellezza ha scelto il castello di Sperlinga.
Pupi Fuschi ha concepito la sua opera come protesta della femminilità, condannata dalla
storia a un’insuperabile e quasi connaturata eresia. Ma proprio tale essere eretica diviene
il vessillo di un’identità. Simbolo di un cambiamento e rinnovamento costanti. Certo,
un’identità ancora tutta da conquistare. O piuttosto da riconquistare. Perché la
femminilità era per le società antiche potenza naturale: il culto delle divinità femminili
per eccellenza, Cibele, Artemide, si svolgeva nei boschi inviolati, sulle alture. Era da
temere, quel mondo altro, ma soprattutto da rispettare. E’ proprio in questo luogo, luogo
legato ai culti eleusini, alla vicenda sacra di Demetra e Kore, che la femminilità ritorna a
leggersi, a comprendersi.
Qui l’arte riannoda un discorso che arriva dal più profondo passato.
Ma qui, nelle grotte del castello, l’opera subisce una radicale trasformazione. Pupi
Fuschi, da artista che non può transigere all’esigenza del sentire, anche quando si tratta
di destabilizzare ogni aspettativa, non si è limitata al semplice e banale alloggiamento e
restauro dell’opera, ma ne ha approfondita l’identità, entrando in dialogo con il nuovo
contesto che la custodirà. Sarebbe stato contraddittorio portare in queste grotte un lavoro
nato in un contesto diverso.
Ecco allora che l’opera acquista un nuovo timbro, una nuova vocalità. Un blu
profondo e intenso ricopre la superficie dell’uovo, che diviene così più intimo, più
raccolto, in un certo senso più “sacrale”. Perché l’artista è consapevole che il luogo in
cui si trova adesso è un logo cruciale. Sembra quasi che una goccia del cielo notturno,
verso cui i fori sommitali delle grotte del castello sempre si aprono, sia caduto dentro
una di esse e ne costituisca il pensiero, l’intimità, l’antica vocazione.
“Forse hai sentito anche tu l’atmosfera del castello, dove gli Sperlinghesi negarono
quello che tutti i Siciliani andavano facendo durante la guerra Vespro, dando
ospitalità ai Francesi”, chiedo scherzosamente all’artista. Lei mi sorride.
“Non si tratta tanto di un negare. Oppure sì, dato che si tratta di una bellezza eretica.
Ma non potevo semplicemente restaurare la stessa opera. Le condizioni in cui è
arrivata qui erano veramente penose: bisognava rifare tutto quanto. Allora ho trovato più giusto e coerente cambiarla del tutto. Il blu con il quale ho coperto l’uovo, un blu
intenso e quasi notturno, è uno dei colori che io sento di più. Il blu è il colore della
maternità sacra, perché blu è il colore del manto delle Madonne nelle pale d’altare
medievali. È il colore della meditazione, della trascendenza”, afferma Pupi Fuschi.
Eretica bellezza. Eretica al punto di negarsi e ripensarsi, ma per acquisire una più
autentica coerenza, per testimoniare il senso del luogo in cui adesso si trova.
Per approfondimenti:
https://www.tavoladimigliandolo.it/portfolio_page/pupi-fuschi/
http://www.pupifuschi.com/
https://www.facebook.com/pupi.fuschi