Escluso dai consueti itinerari turistici, il territorio offre ricchezze artistiche e paesaggistiche
di Grazia Maria Fusto (Laureata in Scienze della comunicazione – Addetta all’accoglienza nel castello di Motta Sant’Anastasia)
I turisti che arrivano in Sicilia di solito si recano nei luoghi più rinomati, e, ignari di quanto di bello e di interessante si possa ammirare in altre zone dell’isola, hanno come principali destinazioni Siracusa, Taormina, il Palazzo dei Normanni a Palermo, la Valle dei Templi ad Agrigento, la Villa romana del Casale a Piazza Armerina, e qualche altra località altrettanto famosa. I centri di minore attrattiva registrano invece scarsa affluenza di visitatori, e i loro musei, laddove esistono, sono poco frequentati; ciò dimostra che l’immenso patrimonio storico e artistico da essi posseduto, finora escluso dai normali itinerari turistici, resta poco conosciuto, poco pubblicizzato, e per conseguenza poco apprezzato. I mass-media contribuiscono molto a condizionare le scelte, e in questi ultimi anni di certo non hanno aiutato il territorio etneo, se è pur vero che la provincia di Catania occupa l’ultimo posto della graduatoria regionale, benché disponga di beni culturali rilevantissimi. Non c’è poi da stupirsi se la Sicilia, danneggiata da pessimi collegamenti stradali e ferroviari, in quanto a capacità di attrarre flussi turistici risulta superata anche dalla Campania, dalla Calabria e dalla Puglia.
Essendo fin troppo evidente che nessuno ama rivisitare i luoghi dove è già stato una o più volte, per far cambiare idea al turista, e invogliarlo a tornare dalle nostre parti, gli si devono prospettare nuovi percorsi e nuovi siti; in caso contrario decide di andare altrove. Perché questo non succeda occorre almeno diversificare l’offerta, e ciò potrà effettuarsi con vantaggio solo approfittando del nostro enorme e bistrattato patrimonio “minore”, che non manca di pregevoli opere d’arte né di bellezze naturali e paesaggistiche. Alcuni di codesti siti si trovano in paesi grandi e piccoli alle falde dell’Etna, a poca distanza da Catania, e ne può dare esempio il piccolo centro di Motta Sant’Anastasia, paese natale del celeberrimo tenore Giuseppe Di Stefano, in cui esiste tutto quanto occorre per soddisfare le aspettative dei più esigenti fra coloro che viaggiano per diporto.
Motta conserva, ancora in ottime condizioni, una maestosa torre, che domina un antico borgo rurale, che fu un tempo protetto dalla robusta cinta muraria di un castello normanno. Tale fortezza, giudicata fra le più sicure e imprendibili dell’intera isola, fu costruita quasi mille anni fa sopra un’alta rupe, formatasi dalla denudazione del collo di un vulcanetto attivo in età quaternaria, come è comprovato dalla presenza sui fianchi della rupe anzidetta di numerose formazioni di lave colonnarie, uniche in tutta Italia.
Nel 2013 il sito del castello mottese è stato riconosciuto dall’UNESCO “Monumento messaggero di una cultura di pace”, ed è questa un’onorificenza rara, ottenuta grazie a un progetto vinto nell’anno internazionale per la cultura della pace nel 2010. Inoltre l’ultracentenaria festa di Santa Anastasia, che ha svolgimento nel periodo dal 20 al 25 agosto (ed è festa “grande” ogni quattro anni), è stata dichiarata nel 2011 “Patrimonio d’Italia per la tradizione”, e in tutto il territorio siciliano solo tre località hanno finora ottenuto dal Ministero dei Beni Culturali un analogo riconoscimento.
Il fortilizio di Motta, “celebre nei sicoli annali”, secondo una definizione di Vito Amico, è ricordato nei libri di storia per alcuni fatti memorabili (un assedio con catapulta, una spedizione notturna di duecento cavalieri per assaltare il castello di Paternò, la prigionia del conte Bernardo Cabrera ecc.). Da pochi anni è sede di un museo storico-didattico, che suscita viva curiosità negli appassionati dell’età medievale.
Motta Sant’Anastasia. Sala del Museo storico-didattico (Foto di Grazia Maria Fusto)
Un episodio della mitologia classica è poi collegato al territorio circostante, denominato Sieli, che si ammira per largo tratto dai piani alti della torre; si tratta di vasti fondali marini emersi dal mare, che, secondo qualche antico poeta, ospitavano un’enorme grotta da cui sarebbe sbucato Plutone per il favoloso ratto di Proserpina.
Un angolo del vasto e argilloso territorio dei Sieli, legato al mito di Proserpina (Foto di Grazia Maria Fusto)
La rupe e la torre di Motta viste dai Sieli (Foto di Grazia Maria Fusto)
Il castello (ovvero quanto sopravvive delle sue vecchie strutture) accoglie in prevalenza turisti stranieri, e si tratta spesso di persone che hanno buona competenza di codesti luoghi affascinanti e suggestivi. Accade che in questi ultimi tempi codeste favolose costruzioni incontrano sempre più il gradimento del pubblico, e pertanto è da credere che anche da noi avrebbe sicuro successo l’iniziativa di organizzare appositi tour con soste e visite di più castelli nella medesima giornata. Perché dunque non approfittare delle grandi opportunità offerte da questi giganteschi edifici, disseminati in tutta la Sicilia? Ed è il caso di ricordare che le nostre fortezze, quasi tutte legate alla leggendaria età medievale, furono edificate quando ancora non era entrata in uso l’artiglieria, e ciò le rende non più belle, ma di certo più avvincenti di quelle costruite nei secoli successivi, quando, venuta meno la loro primitiva funzione difensiva e offensiva per sopravvivere nell’evenienza degli assedi, finirono col trasformarsi in eleganti e tranquille dimore signorili.
La promozione turistica deve pertanto tener conto di tutte le risorse disponibili, rivalutando anche quelle considerate di minor pregio; così facendo, si potrà dare un aiuto concreto alle economie locali, e si riuscirà a salvaguardare dall’incuria e dalla deturpazione tante straordinarie e preziose testimonianze del nostro passato.