“Il Te del serale” al Liceo Artistico Emilio Greco

di GRAZIA MUSUMECI (traduttrice e blogger)

     

Davide, Giusy, Emilia, Angelo … persone come noi, come tutti. Ma con un sogno nel cassetto, forse mai rivelato. Un sogno che è diverso per ciascuno di loro. Chi voleva soltanto terminare il liceo, chi voleva imparare a disegnare, chi voleva diventare un artigiano migliore, chi semplicemente aveva bisogno di un momento tutto per sé.

Si sono ritrovati tutti insieme, al Corso Serale per adulti del Liceo Artistico “Emilio Greco” di Catania (il primo istituto dell’Ambito territoriale dell’area metropolitana catanese ad offrire da quest’anno percorsi serali di istruzione di secondo livello ad indirizzo figurativo, N.d.R.), sotto la guida abile ed entusiasta delle docenti (prof.ssa Giulia Elena Previtera, Referente e Coordinatrice del corso e docente di Discipline pittoriche e Laboratorio Artistico; prof.ssa Antonella Leotta, docente di Discipline pittoriche; prof.ssa Enza Bonafede, docente di Discipline Plastiche; prof.ssa Giamina Croazzo, docente di Storia dell’arte; prof.ssa Lidia Di Stefano, docente di Lingua Inglese; prof.ssa Maria Maccarrone, docente di Discipline geometriche; prof.ssa Maria Cristina Manoli, docente di Matematica; prof.ssa Carla Mauro, docente di Scienze; prof.ssa Kelly Privitera, docente di Italiano) che hanno spalancato loro davanti un mondo. Il mondo dell’arte, delle immagini, dei materiali che diventano forma e messaggio.

E’ così che è nato “Il Te del Serale”, mostra interessantissima indetta venerdì 18 maggio presso i locali della sede centrale (Via Mavilla – Vico Bonafè, 9, Catania, N.d.R.). La mostra, disposta tra piano terra e primo piano, ha offerto ai visitatori l’eccezionalità del pensiero e dell’abilità manuale di questi allievi. I percorsi pittorici da seguire erano quattro: “La donna nel tempo”, “Le città invisibili”, “A piscaria”, “Riproduzioni d’arte”. Ognuno di loro ne ha interpretato uno o più di uno, con approcci davvero originali, per dei “dilettanti”. Alcune immagini erano talmente intense da gridarlo, quel messaggio, altre delicate e bellissime lo sussurravano in modo diretto e inconfondibile. Meraviglioso l’utilizzo dei materiali, già sapientemente manipolati per creare immagini astratte, visioni di antichi banchi del pesce o ancora particolari anatomici, lastre e mattonelle di terracotta, tondi di gesso ispirati ai detti popolari e altro. L’uso dei colori è anche ben guidato e interpretato dagli allievi senza mai esagerare o scadere nel volgare.

    

I visitatori all’ingresso erano accolti da cubi sospesi che esponevano segnalibri autoprodotti e da una installazione: un’immagine coperta da decine e decine di pensieri e citazioni sulla perseveranza, sulla vittoria, sul coraggio e sul senso della vita. I visitatori potevano scegliere e staccarne un pezzo, e man mano era proprio la loro azione a portare in vita (in visione!) l’opera d’arte: la Nike di Samotracia!

      

Dal giorno dopo, o forse già dalla sera stessa della mostra, Davide, Giusy, Emilia, Angelo e i loro compagni di corso sono tornati alla vita di tutti i giorni: vita da mamme, da lavoratori, da commesse, una vita difficile su una sedia a rotelle, un turno di notte o un bambino che richiede attenzioni continue. Eppure non è la solita vita di sempre. Ora è più colorata, più nuova, più viva perché improntata all’arte. E l’arte è nell’anima.